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Leonardo3
Il progetto
   

Il progetto "Leonardo3" prende Leonardo da Vinci come principale figura di riferimento e si prefigge come scopo la ricostruzione virtuale degli ambienti, degli oggetti, degli strumenti e dei laboratori, nei quali sono state concepite e sviluppate alcune delle idee più importanti per la storia della tecnologia. Come punto di partenza per l’esplorazione delle vicende tecniche più rilevanti del XV e XVI secolo, in maniera del tutto arbitraria, abbiamo scelto di ricostruire gli ambienti del Castello Sforzesco di Milano, il quale farà da sfondo alla presentazione dei modelli di macchine che Leonardo ha disegnato durante il suo primo soggiorno milanese, quando era al servizio come ingegnere e pittore alla corte di Ludovico il Moro.
Lo scenario storico virtuale nel quale il visitatore sarà proiettato è realizzato utilizzando le più innovative tecniche di computer-grafica, le quali permettono di tradurre in modelli tridimensionali tutte le macchine e i progetti contenuti nei manoscritti di Leonardo e degli altri ingegneri del Rinascimento.
 
Grazie alle potenzialità delle simulazioni informatiche si apre un nuovo scenario per lo studio e la divulgazione della storia; in un museo virtuale, infatti, il visitatore non ha più una funzione meramente passiva di osservatore, ma viene proiettato all’interno di ambienti, oggi non più realmente esistenti, nei quali, interagendo con macchine e strumenti funzionanti, ha l’occasione di entrare in contatto con i problemi tecnici e le soluzioni che caratterizzavano la tecnologia rinascimentale.

Il nome "Leonardo3" nasce dalla ricerca portata avanti da anni tesa a fondere il mondo bidimensionale dei manoscritti leonardiani con la terza dimensione dei modelli virtuali e reali. Lo scopo di Leonardo 3 è di conciliare la ricerca e la divulgazione storico-scientifica utilizzando strumenti moderni e modi "divertenti" di studiare ed analizzare la storia: in una sola parola, "EDUTAINMENT", che fonde il mondo dell'EDUCATIONAL con quello dell'ENTERTAINMENT.


Procedura tecnica a metodo
Da un punto di vista tecnico, modellare in "Leonardo3" non significa semplicemente realizzare dei modelli digitali: perché questi rispettino un criterio di correttezza storica, presuppongono innanzitutto uno studio preliminare delle fonti di riferimento (IMG 01), siano esse i manoscritti leonardiani o le ricerche e approfondimenti fatti da storici e appassionati.
Solo dopo aver costruito una solida base di partenza si può procedere al lavoro vero e proprio di modellazione 3D (IMG 02), attraversando diversi gradi di approfondimento e dettaglio.
 
Una volta raggiunto un buon livello di modellazione (IMG 03), il passo successivo consiste nel ricreare i materiali e le textures da assegnare ai diversi oggetti della scena modellata (IMG 04): i legni, i metalli, ma anche materiali organici come l'acqua o l'erba, la terra e il cielo. Tutto deve corrispondere il più possibile a come poteva essere al tempo l'ambientazione che si cerca di ricostruire digitalmente. Una volta assegnati tutti i materiali (IMG 05), per rendere la scena fotorealistica non resta che studiare un opportuno sistema di luci, un corrispondente gioco di ombre, riflessioni e rifrazioni, fino all'utilizzo di particolari effetti atmosferici, quali foschie, nubi, ecc. (IMG 06)


IMG 01 | Studio preliminare con ricerca storica e approfondimenti letterari.
 
IMG 04 | Browser di raccolta dei materiali e delle textures da utilizzare.



IMG 02 | Rilievo e modellazione architettonica preliminare.
 
IMG 05 | Attribuzione materiali e textures alle parti modellate.


IMG 03 | Modellazione avanzata e cura del dettaglio.
 
IMG 06 | Resa finale fotorealistica, con studio di luci/ombre ed effetti atmosferici.


L’utilizzo della grafica computerizzata nello studio della storia della tecnologia
Le applicazioni di grafica computerizzata costituiscono un potente strumento didattico e comunicativo al quale oggi possiamo difficilmente rinunciare. Applicato alla storia della tecnologia il disegno digitale svolge un ruolo importante nello studio delle macchine e delle strutture meccaniche contenute nei manoscritti degli ingegneri del passato. La possibilità di disegnare in maniera rigorosa all’interno di uno “spazio virtuale”, il monitor del computer, i modelli tridimensionali animati costituisce un supporto visivo indispensabile che ci aiuta sia nella fase di analisi, quando gli sforzi dello storico sono orientati alla comprensione degli elementi costituenti la macchina, sia nella fase di sintesi, quando, una volta identificati e dimensionati tutti i componenti, si tenta il loro assemblaggio per verificarne le possibilità di funzionamento sul piano cinematico.



Il disegno è il linguaggio principale della tecnologia e lo studioso che si appresta a studiarne la storia deve conoscere come questo linguaggio si è evoluto dall’antichità ad oggi. Così come si traduce un documento che ha valenza socio–politica o scientifica da una lingua antica in una moderna, lo storico della tecnologia traduce in una sintassi grafica moderna le immagini tecnologiche antiche disegnate con convenzioni grafiche oggi desuete e non più codificabili facilmente dal nostro occhio abituato alla corrispondenza realistica della prospettiva.



La ricostruzione di una macchina, anche se soltanto del suo modello virtuale, ci pone di fronte ad alcuni problemi, come il dimensionamento e la scansione cinematica dei meccanismi, a partire dai quali è possibile interrogarsi sulle scelte compiute dall’esecutore originario e verificare i pregi e i limiti della tecnologia da egli adottata. L’operazione è tutt’altro che semplice e comporta il rischio di compiere forzature e travisamenti, indotti dalla proiezione sul passato della mentalità tecnologica odierna, la quale ci impedisce di guardare la macchina sulla base delle conoscenze e consuetudini proprie del contesto storico nel quale è stata costruita.



Per quanto possano essere esplicativi, i disegni e le descrizioni di macchine contenuti nei manoscritti degli ingegneri medievali e rinascimentali non erano concepiti come dei “progetti” nel senso moderno del termine. L’idea di “progetto”, cioè la rappresentazione, il calcolo e la codificazione di tutte le parti e le tecniche necessarie alla costruzione di una macchina, non è infatti applicabile al periodo rinascimentale.



Nonostante l’uso di espedienti grafici quantitativi come la rappresentazione in scala e la quotatura risalgano alla seconda metà del XVI secolo, il disegno tecnico era allora concepito alla stregua di quello artistico; la macchina era vista come un soggetto d’arte che grazie al rigore della geometria e alle regole della prospettiva poteva essere rappresentata in maniera adeguata, tuttavia la trasmissione di informazioni di natura operativa non rientrava nello scopo di questi disegni. Anche se furono definiti numerosi espedienti grafici per arrivare ad una rappresentazione chiara che evidenziasse le particolarità tecniche della macchina – viste in pianta e in alzato, disegni in trasparenza per mostrare le parti interne, viste sezionate o esplose, simulazione delle catene cinematiche, uso del chiaroscuro per sottolineare le superfici a contatto, schematizzazione delle linee di forza, ecc. – i disegni di macchine, anche quelli di Leonardo, svolgevano essenzialmente due ruoli: uno di tipo simbolico e ideologico di identificazione sociale e promozione del proprio operato nella ricerca di un principe mecenate ed un l’altro, di natura concettuale, ossa come sostegno visivo nella produzione e sviluppo di un’idea tecnologica.





 
Quando si trattava di passare dalla teoria alla pratica le informazioni necessarie per la costruzione della macchina non venivano ricavate direttamente dal disegno ma si passava da questo al modello ligneo in scala, con il quale si verificava la fattibilità delle soluzioni soltanto pensate e disegnate. Pur essendo concepiti in maniera rigorosa, questi disegni erano soltanto un riflesso della realtà effettiva della macchina e spettava all’operatore integrarli con il proprio bagaglio tecnico e la propria esperienza al fine di tradurli in una macchina funzionante. Per questo motivo la distanza tra i disegni di macchine degli ingegneri rinascimentali e la realtà effettiva delle macchine che questi rappresentano è oggi incolmabile.



Questo limite deve essere sempre tenuto presente quando si costruisce o si osserva il modello virtuale di una macchina dell’era pre–tecnologica (anteriore alla prima rivoluzione industriale), tuttavia, anche se i disegni di macchine degli ingegneri rinascimentali erano fatti per rimanere sulla carta, lo storico, dopo aver preso atto di questo loro limite intrinseco deve comunque tentare di spingersi oltre le macchine “ritratte” nei manoscritti per cercare di comprendere la loro realtà storica. In questa prospettiva se i modelli virtuali sono eseguiti secondo criteri filologici rigorosi che integrano le fonti iconografiche (disegni e stampe) con quelle scritte (annotazioni sui materiali, dimensioni, impressioni sul funzionamento, etc.) e materiali (reperti archeologici), crediamo che il distacco tra il disegno e la realtà operativa della macchina possa essere notevolmente ridotto. Pur riconoscendo alle nostre ricostruzioni un valore ipotetico, è possibile tentare uno studio della macchina di tipo quantitativo che vede nel modello virtuale sia un mezzo che un fine per la ricerca.







Un’altra applicazione pertinente della grafica computerizzata si riscontra nello studio dei cosiddetti “sogni tecnologici”, vale a dire i disegni di macchine impossibili come quelle che si muovono di moto perpetuo o la macchina volante di Leonardo. In questo caso la “realtà virtuale” ci consente di “rendere corporee” e “animare” idee e strutture cinematiche che hanno avuto un’esistenza soltanto immaginata o in modelli lignei non funzionanti. Questo è particolarmente vero per Leonardo da Vinci che più di ogni altro perseguì i suoi sogni tecnologici lasciandoci splendide tavole e schizzi attraverso i quali è possibile ricostruire l’evoluzione delle sue idee e seguire, “materializzando”, le sue ipotesi più audaci.



In definitiva, quindi, l’impiego della grafica computerizzata nello studio della storia della tecnologia viene a svolgere un duplice ruolo: da un lato costituisce un potente strumento analitico che ci supporta e ci guida nella comprensione della macchina e dall’altro lato è un mezzo di traduzione che consente allo storico di comunicare i risultati della propria ricerca nel linguaggio delle immagini, un linguaggio moderno e facilmente comprensibile anche ai non specialisti.



Grazie alle animazioni e ai rendering di qualità fotografica è possibile realizzare vere e proprie sequenze cinematografiche che ci proiettano in un “contesto storico virtuale” nel quale la macchina o il processo tecnico sono presentati in una veste grafica realistica, che permette all’utente moderno di entrare in contatto con le idee, i materiali e i problemi tecnici che caratterizzavano la tecnologia del passato. È doveroso ricordare, per concludere, che l’utilizzo delle risorse multimediali nella divulgazione è legittimo solo nel rispetto dei documenti originali, ai quali il modello virtuale deve rimanere sempre aderente, e motivando, sempre richiamandosi alle fonti, le ragioni che ci hanno indotto a sviluppare certe ipotesi piuttosto che altre.

Andrea Bernardoni
Università di Firenze

 
   
 
 

LEONARDO3 SRL
via Monte Napoleone, 9
20121 Milano, Italy
T (+39) 02 79.41.81
F (+39) 02 78.40.21

 
 
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