Il lavoro realizzato per la ricostruzione del modello nasce da un'approfondita ricerca di ogni elemento possibile per la sua corretta realizzazione. Il principale indizio è stato individuato in una serie di disegni del Codice Madrid I, il più importante dei quali nel foglio 90v.
Non esistono documenti di Leonardo che facciano riferimento chiaro e diretto al progetto. Rimangono solo pochi indizi, il che rende la ricostruzione ancora più misteriosa e affascinante. Di questo leone sono state anche ipotizzate delle fantasiose rappresentazioni grafiche, spesso disegnandolo dorato e in piedi con i gigli che scendono dal petto aperto di fronte al re di Francia.
Quel che è certo è che non esiste nessuna testimonianza diretta. Vasari, Lomazzo e Buonarroti riportano tutti racconti di altri. Pertanto quel che hanno scritto non va necessariamente preso alla lettera e non aiuta più di tanto nel tentare una ricostruzione corretta. In ogni caso, leggendo le loro parole è solo nella Descrizione delle felicissime nozze… del Buonarroti che si parla di un leone che si alza in piedi. E in questo caso si tratta di un secondo leone, non di Leonardo, costruito per questa celebrazione del 1600. Riteniamo quindi più corretto, nel tentare una ricostruzione dell’automa di Leonardo, non prendere in considerazione il fatto che si alzasse in piedi.
Quel che si può riassumere incrociando le testimonianze è che questo robot doveva assomigliare esternamente a un leone, poteva muoversi in avanti forse imitando la camminata di un felino e sicuramente funzionava tramite ingranaggi. Una volta terminato il suo spostamento, doveva mostrare o far cadere a terra alcuni fiori, probabilmente contenuti in un vano anteriore o nella bocca.