LA BOMBARDA
MULTIPLA

Un progetto di Leonardo
funzionante
testi di Edoardo Zanon
interpretazione e immagini di
Mario Taddei e Edoardo Zanon

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LE MACCHINE DA GUERRA

IL MANOSCRITTO

I MATERIALI

I COMPONENTI

LE DIMENSIONI

IL MOTORE

COME FUNZIONAVA

I MODELLI

LE MACCHINE DA GUERRA
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Trovare le radici storiche dell’arte della guerra è un’impresa difficile, dal momento che da quando esiste l’uomo la guerra ha sempre fatto parte della sua storia. L’utilizzo di armi per imporre la propria supremazia su altri individui, o intere popolazioni, ha da sempre caratterizzato la società umana, a differenza del regno animale che generalmente non fa uso di oggetti. Lo sviluppo di nuove armi, più efficaci e potenti, è sempre stato un obiettivo. Dall’ascia preistorica, alle armi impiegate dagli eserciti antichi, alle grandi macchine belliche medievali, fino hai più moderni ritrovati da “guerre stellari”, lo sviluppo della scienza e della tecnica costruttiva delle armi è stato incessante. Nuove ricerche tecnico-scientifiche sono da sempre legate anche a fini bellici. Si pensi che anche lo stesso Web è nato originariamente per fini militari. Dalle macchine di Archimede (287 a.C.-212 a.C.) costruite con specchi mobili che venivano indirizzati verso le imbarcazioni nemiche con lo scopo di bruciarle all’antico “fuoco greco”, l’ingegno dell’uomo è proteso verso la ricerca della spremazia sul proprio nemico. Anche nel corso del XIV secolo, quando vennero introdotte le armi da fuoco, lo sviluppo dell’arte della guerra era connesso con il progresso tecnico-scientifico. L’utilizzo delle armi da fuoco, dai primi archibugi ai potenti cannoni, stravolse lo scenario bellico in maniera così radicale quanto mai nessuna altra arma era stata in grado di fare. Ancora oggi, le bombe e i cannoni possono essere considerati degli sviluppi di quanto ideato in quell’epoca: un cannone moderno non è poi in fondo così diverso, almeno a livello concettuale, da quelli di cinque secoli fa.

Sistema per trasportare cannoni disegnato da Leonardo su un foglio oggi custodito appartenente alla collezione Windsor (Castello Reale di Windsor, Royal Collection)

La polvere da sparo, conosciuta in Oriente come fuoco volante, e i suoi primi utilizzi in Europa risalgono al XIII-XIV secolo, quando le prime bombarde venivano impiegate per scagliare pesanti proiettili di pietra. Solo nel 1400 vennero risolti i problemi legati al trasporto, alla movimentazioni e al sistema di puntamento di questi pesanti strumenti, aprendo così le porte a un loro impiego sui campi di battaglia. Anche in Leonardo i progetti legati alla risoluzione di questi problemi trovano molta attenzione: il celebre carro armato e la bombarda multipla sono probabilmente i due progetti più grandi, ma Leonardo inventò anche molti altri sistemi per il trasporto e l’impiego di queste nuove ermi: carri, spingarde, cannoni multipli, bombarde e proiettili di vario genere.
La conseguenza più importante dovuta all’introduzione dei cannoni e delle armi da sparo fu la crisi delle fortificazioni del tempo. Costruite per resistere alle pietre scagliate da catapulte e trabucchi, le mura dei castelli erano abbastanza sottili e costruite perpendicolarmente al terreno. I colpi dei cannoni le sbriciolavano, aprendo brecce e demolendole in breve tempo. Fu allora che le fortezze vennero costruite con pareti sempre più spesse, con profili obliqui e curvi, in maniera tale da offrire più resistenza ai colpi dei nemici. Anche in quest’ambito, Leonardo ha realizzato più di un progetto, sia relativo a strumenti di offesa, sia di difesa.


La bombarda e il disegno di Leonardo

Storicamente, il primo celebre attacco con con cannoni avvenne nel maggio del 1453, quando i turchi attaccarono Costantinopoli bombardandola pesantemente, e distruggendo le pesanti mura che difendevano la città da più di mille anni. Alcune bombarde che parteciparono a questo attacco si racconta fossero così grandi, potenti e pesanti da trasportare, che fu necessario fonderle sul posto.
L’impiego dei cannoni, e delle armi da fuoco in generale, non stravolse solamente l’architettura dei palazzi, ma anche l’assetto politico degli Stati. Solamente quelli più potenti e ricchi disponevano delle risorse per poter rifornire gli eserciti dei nuovi mezzi e modificare le proprie fortezze in maniera tale da renderle inattaccabili. La Francia fu uno degli Stati che più riuscì ad adattarsi, mentre per i piccoli e frammentati regni e repubbliche italiani fu più difficile. Quando Carlo VIII scese in Italia con un moderno esercito di 30 mila uomini attrezzati con artiglieria, la resistenza dei piccoli eserciti italiani fu inesistente. Nel 1495 l’esercito francese entrò a Napoli senza colpo ferire impossessandosi del regno.
Dal punto di vista tattico anche la condotta dell’esercito e la gestione delle truppe mutò radicalmente. L’impiego di cannoni con gittate sempre maggiori implicò una conoscenza del territorio minuziosa e decisiva, e anche se i raggi di azione non erano quelli dei cannoni moderni, il settore militare alimentò lo sviluppo della cartografia geografica.


Carro armato di Leonardo (British Museum di Londra, f. 1030 - 1485)

La produzione cartografica di Leonardo è numerosa e qualitativamente sorprendente. L’incremento di competenze tecniche all’interno degli eserciti, non poteva non prescindere da una conoscenza dell’aritmetica e della geometria. Da quando il primo colpo di cannone fu sparato contro il nemico, il problema della traiettoria dei proiettili si pose al centro delle riflessioni matematiche. Le operazioni di esplosione del colpo richiedevano conoscenze non a disposizione del vecchio e superato esercito di ventura, il cui impeto brutale nella battaglia era l’unica forte risorsa. Galileo Galilei (1564-1642) descriveva il profilo del moderno condottiero dipendente dalle scienze matematiche e dalla conoscenza tecnica delle macchine che doveva governare.



Bombarde progettate da Valturio.

Ovviamente, Leonardo non fu il primo a occuparsi di progetti che utilizzassero la nuova tecnologia dei cannoni. E come in molte altre macchine, introdusse miglioramenti ad apparati già esistenti. Prima di lui Francesco di Giorgio Martini (1439-1501), nel Trattato di architettura civile e militare, e Roberto Valturio (1405-1475), nel celebre De Re Militari, disegnarono fortezze anti-cannoneggiamento, bombarde circolari, carri armati e torri fortificate con artiglieria mobile. Nel XV secolo la costruzione dei cannoni subì importanti miglioramenti, il più importante dei quali quello di ottenere la canna del cannone da un’unica fusione in bronzo, mentre precedentemente i cannoni venivano costruiti legando tra loro diverse sbarre di ferro battuto. La ricerca di leghe sempre più dure ed efficienti sarà continua fino ai giorni nostri. Anche i piccoli dettagli potevano fare la differenza: Leonardo progettò quindi proiettili a frammentazione, o a lunga gittata, dotati di alette direzionali, e ancora sistemi di retrocarica e spolette intercambiabili per velocizzare le operazioni di ricarica dei cannoni. Nella celebre lettera indirizzata a Ludovico il Moro si presentò come scienziato e artista. Leonardo scrisse: Ho modi di bombarde comodissime e facili da trasportare e che sparano colpi fatti da una moltitudine di sassi come se produssero una tempesta, con un fumo tale da recare un grande spavento nel nemico, recandone gravi danni. Se necessario sarò in grado di costruire anche efficienti e bellissime bombarde e mortai.


Fortezza di Leonardo (Codice Atlantico, f. 117r - 1507-1510)

IL MANOSCRITTO
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Il foglio 1ar del Codice Atlantico, databile tra il 1503 e il 1505, presenta un disegno chiaro e netto in alto a destra, ma nella stessa pagina si notano molti disegni appena accennati, che aprono la strada a diverse interpretazioni. La più recente, a cura del centro studi Leonardo3, offre una soluzione interpretativa inedita, ovvero quella di una poderosa imbarcazione armata di sedici cannoni. In ogni caso, la lettura di un progetto di Leonardo consente sempre interpretazioni diverse, che possono anche convivere tra loro, dal momento che un riscontro definitivo è in molti casi impossibile.
L’ipotesi di una bombarda navale è certamente pertinente al disegno e alle idee che Leonardo cerca di trasmettere in questo foglio. È il meccanismo collocato al centro del disegno che rende questa ipotesi valida. Le palette delle grandi ruote centrali non possono che muoversi nell’acqua; adottando questa soluzione tutti gli altri particolari, i meccanismi posizionati a fianco delle pale e l’intera struttura acquistano un senso.


Storicamente, si è sempre ipotizzato che la grande struttura disegnata da Leonardo potesse essere una sorta di bombarda da collocare in cima a una torre, o comunque sulla sommità di una struttura militare terrestre. Nel manoscritto ridisegnato schematicamente nella pagina a fianco, il disegno principale è quello meglio definito e ricco di particolari. Gli altri disegni presenti sul foglio sono molto leggeri, e potrebbero dare adito a diverse interpretazioni della macchina, anche se l’ipotesi di un utilizzo navale di questo progetto rimane sicuramente il più valido.

Progetto principale
Proprio il particolare del meccanismo centrale induce all’interpretazione navale della macchina: i tratti leggeri che sporgono dal telaio e i meccanismi centrali a pale sembrano infatti avvalorare l’ipotesi di un utilizzo nell’acqua. È su questa interpretazione che si basa il progetto descritto il queste pagine.

Copertura
È un disegno molto leggero e non finito i cui tratti fanno pensare a una possibile copertura dell’intera macchina. Nel particolare di destra di questo disegno, si intravede anche un piccolo disegno in sezione che potrebbe rappresentare lo spazio dove alloggiare il cannone.

Remi
Nel disegno principale sono presenti delle linee radiali. Una prima veloce interpretazione potrebbe far pensare a semplici linee di costruzione, ma a un’analisi più attenta si scorge che tutte queste linee risultano doppie e quindi rappresentano un oggetto definito che potrebbe far pensare a un eventuale serie di remi di ausilio alla navigazione.

Ruote per torrione mobile
Un’ulteriore ipotesi potrebbe indurre a pensare alla soluzione mobile terrestre. Una bombarda munita di ruote in grado di percorrere i campi di battaglia. Anche in questo caso, il peso e la mole della struttura rendono questa ipotesi poco credibile.

Bombarda su torre
Questo particolare è il più convincente nella direzione di una soluzione terrestre. Rappresenta una vista in pianta di una torre munita di bombarda, con le aperture per i cannoni.

Vista laterale
La parte inferiore dell’intero manoscritto è di difficile interpretazione, e le varie soluzioni che ne emergono sono meno convincenti di quella navale. In questo particolare dettaglio, si può presupporre che la bombarda sia collocata sulla sommità di un palazzo o di una torre. Quest’ipotesi è resa poco credibile dal peso e dalle dimensioni che doveva avere la bombarda.

Ruota calcatoria
Nell’ipotesi di una struttura difensiva fissa, la ruota dentata inferiore potrebbe assumere le funzioni di ruota calcatoria; mossa dall’azione di uomini, poteva far ruotare tutta la bombarda in senso circolare.

Ricostruzione 3D della bombarda multipla

I MATERIALI
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La bombarda multipla era prevalentemente costruita in legno, con tecniche simili a quelle impiegate nella costruzione di una grande nave.
Le imbarcazioni che risalgono all’epoca di Leonardo erano costruite in pino, facile da lavorare, con una buona densità, e quindi galleggiamento, e resistente all’acqua. Potevano essere impiegati anche il larice, il cipresso o l’abete. Per le parti più soggette a usura, come per esempio tutti i meccanismi, l’olmo, il noce o il faggio si adattavano allo scopo. Lo scafo, posizionato al di sotto della struttura portante veniva successivamente impermeabilizzato utilizzando generalmente la pece.
La struttura era rinforzata con parti metalliche e cordame, con lo scopo di renderla più resistente agli attacchi dei nemici durante i combattimenti. Nonostante una stazza di assoluto rilievo lo scafo e il volume del progetto ne garantivano il galleggiamento e la manovrabilità.

I materiali utlizzati


Un passaggio circolare consentiva ai manovratori di azionare il motore e sparare con i cannoni.

I COMPONENTI
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Il numero di componenti della bombarda è elevato. Nel disegno di Leonardo, una vista in pianta, si nota solamente la parte superiore, ovvero i cannoni, la struttura e la parte del “motore”. Occorre però ricostruire anche ciò che sta al di sotto del disegno, ovvero lo scafo e una robusta struttura portante in grado di sostenere il peso di tutta la corazzata. Nel disegno di sinistra si intravede una copertura appena accennata. Per poterla realizzare, bisogna fare riferimento ad altre coperture disegnate da Leonardo in altri progetti, come per esempio alcune spingarde (foglio 32r del Codice Atlantico) o il celebre carro armato (British Museum, Londra, 1030).
La costruzione non doveva essere molto lunga ma non particolarmente difficoltosa. La struttura del progetto è infatti modulare, composta da sedici settori replicati circolarmente.
La maggior parte dei componenti era quindi uguale tra loro.

I principali componenti


L’esploso dell’intera bombarda permette di capire la quantità di pezzi che la compongono. Nell’ordine, partendo dal basso verso l’alto si incontrano i remi, la struttura, i cannoni, la struttura della copertura, la copertura e il motore. Tutta la struttura è composta da sedici moduli.

La struttura della bombarda multipla è modulare, a base circolare. Ciascuno dei sedici settori di cui è composta è uguale agli altri. Volendo ricostruire la macchina questo elemento rappresenta una grande comodità: produrre lo stesso pezzo serialmente comporta una notevole ottimizzazione di tempi e materiali.
La bombarda risultava imponente e complessa, ma in realtà la struttura che la compone è molto semplice.

LE DIMENSIONI
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Nei manoscritti di Leonardo molto raramente si trovano indicazioni precise riguardanti le dimensioni dei progetti disegnati. Questo probabilmente perchè questi progetti non avevano ancora raggiunto uno stato costruttivo definitivo, e quindi non era necessario comunicare a nessuno le dimensioni in cui ostruire la macchina. Ma a Leonardo tutti questi particolari erano chiari. Non è difficile dedurre la grandezza della bombarda multipla, prendendo come riferimento la parte centrale dove i marinai dovevano muoversi. Le pale venivano azionate con delle manovelle che dovevano essere opportunamente dimensionate rispetto alle capacità di uno o più uomini. Una volta posizionati questi ultimi all’interno della bombarda è facile risalire alle dimensioni finali.
Riguardo al peso è più difficile fare un calcolo preciso. La struttura e i cannoni erano molto pesanti, ma Leonardo avrebbe compesato questo problema dotando la bombarda di uno scafo molto voluminoso.

Ingombri della bombarda multipla

IL MOTORE
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Il disegno del Codice Atlantico è molto piccolo, ma ricco di dettagli, e come spesso accade sono questi ultimi a svelare il funzionamento di tutta la macchina.
Nella parte centrale del disegno si trovano delle piccole manovelle, collegate ai perni delle grandi ruote a palette. Queste ultime non potevano che essere utilizzate nell’acqua. Leonardo comprende chiaramente che per muovere un mezzo tanto pesante con un sistema a palette rappresetna dei problemi. La stazza della corazzata è infatti così elevata che pochi uomini non sarebbero in grado di metterla in movimento. Ma il motore è ben progettato con la forza delle braccia. Se si nota attentamente il disegno si notano due meccanismi a gabbia molto piccoli che ingaggiano la grande ruota dentata a sua volta collegata al perno principale di una delle ruote a pale. Anche sul perno di questi ultimi sono ben visibili delle manovelle (A). A cosa servivano? Ad imbarcazione ferma i marinai, come abbiamo visto, non sarebbero stati in grado di muovere la barca, ma utilizzando questi piccoli ingranaggi potevano iniziare a muovere le ruote a palette molto lentamente, ma facendo molta meno fatica. Questi piccoli meccanismi sono paragonabili a un cambio meccanico, simile alla prima marcia moderne automobili. Una volta in movimento, anche se molto lento, la resistenza provocata dalla stazza della bombarda multipla diminuiva e solo a questo punto gli uomini potevano spostarsi sui perni principali (B e C) aumentando la velocità di rotazione delle pale già in movimento.
Quando le ruote a palette giravano nella stessa direzione la barca procedeva diritta, ma le ruote erano indipendenti l’una dall’altra e pertanto potevano girare anche in opposizione. In questo caso la macchina effettuava delle virate ma poteva anche girare su se stessa, con un preciso scopo.

La partenza.
Per avviare la bombarda i marinai azionavano prima i piccoli ingranaggi (A), mettendo in movimento la bombarda. Una volta raggiunta una velocità sufficiente si spostavano sui perni principali (B e C) incrementando la velocità.


Navigazione e virate
Una volta raggiunta la velocità di navigazione i piloti-marinai potevano compiere diverse manovre. Facendo girare le ruote a pale nella stessa direzione la traiettoria seguita era rettilinea, ma girandole in opposizione la barca poteva compiere virate più o meno pronunciate, fino a girare su se stessa. Questa manovra poteva essere utilizzata durante le fasi di combattimento, per sfruttare la potenza di fuoco di tutti i cannoni contro un unico obiettivo.

Vista esplosa del motore


Particolare del motore

COME FUNZIONAVA
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Le fasi di attacco potevano svolgersi in due modalità. Se l’imbarcazione si trovava accerchiata o con unità nemiche in ogni direzione poteva esplodere contemporaneamente più colpi di cannone in diverse direzioni, comprendo un angolo di attacco di 360 gradi (attacco multiplo). Quando invece l’obiettivo era uno l’efficacia del progetto si rivelava stupefacente (attacco singolo).
I marinai iniziavano le manovre per far roteare su se stessa tutta la macchina, muovendo le due ruote a pale in opposizione. Quando la velocità di rotazione era sufficiente i cannoni iniziavano a sparare i colpi in rapida sequenza. dando al tempo a quelli appena impiegati di raffreddarsi e di esser caricati. In questo caso l’obiettivo veniva colpito da una raffica di colpi inusuale per l’epoca.

Modalità di attacco della bombarda multipla

I MODELLI
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Seguono alcune fotografie del modello della bombarda esposte presso la mostra Il laboratorio di Leonardo, presso il Castello di Vigevano.








Modello della bombarda multipla in scala 1:6


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